Corte dei Conti, rischio contagio per 430 dipendenti obbligati a svolgere a Roma prove interne in presenza
Circa 430 dipendenti della Corte dei Conti saranno costretti il 9 e 10 dicembre a spostamenti di massa, da tutta Italia, per raggiungere la sede di Roma, dove sostenere le prove ai fini di una progressione economica interna.
In tempi di recrudescenza dell’epidemia da Covid-19, nonché in presenza di nuove ed allarmanti varianti, tale scelta appare contraria ai principi di cautela e prevenzione, fondamentali per la tutela della salute e sicurezza pubblica, nonché individuale dei lavoratori.
La progressione, che consiste in un piccolo aumento economico pagato dagli stessi dipendenti con il proprio Fondo (sic!), si sarebbe potuta realizzare anche sulla sola base di titoli, esperienza professionale e valutazioni annuali, come previsto dal Contratto nazionale 2006/2009 art.1 e come hanno già fatto quasi tutte le amministrazioni pubbliche, già prima della pandemia.
A maggior ragione, oggi, questa sarebbe la scelta più opportuna da fare! In questo modo si eviterebbero operazioni inutilmente dispendiose, oltre che rischiose, convogliando in un’unica sede centinaia di persone da tutte le regioni italiane, in un momento di grande allarme sanitario.
Una scelta che i lavoratori, e la USB Corte dei Conti, hanno contrastato con forza, trovando l’assoluta opposizione dei vertici. Le prove, con lo studio di tremila quiz su materie complesse, anche per le fasce basse dei dipendenti come portieri e commessi, sono state difese con inspiegabile accanimento e pervicacia da parte dei magistrati, una categoria che avanza nella carriera, in maniera automatica, e a cadenza fissa.
USB Pubblico Impiego