CCNL comparto ministeri - ordinamento professionale

In allegato il testo impaginato

Nazionale -

E’ sotto gli occhi di tutti i lavoratori del comparto ministeri, che lo hanno subito a  proprie spese, il risultato determinato dall’applicazione della normativa sull’ordinamento professionale attualmente vigente: percorsi di riqualificazione per il 30% dei lavoratori del comparto; ministeri i cui dipendenti sono rimasti completamente esclusi da qualsiasi ipotesi di passaggio al livello superiore (vedi la Giustizia); permanenza di situazioni paradossali concernete lavoratori che svolgono sostanzialmente la stessa funzione ma che percepiscono diversa retribuzione, è il caso del ministero del Lavoro il cui personale ispettivo è dislocato su due aree, del ministero della Giustizia che vede la figura professionale del cancelliere anch’essa dislocata su due aree e lo stesso si può dire del personale ispettivo del ministero della Motorizzazione.

Quelle appena evidenziate rappresentano le situazioni macroscopiche, ma si potrebbero fare altri esempi, altrettanto paradossali determinati dai contratti integrativi dei vari ministeri: è il caso degli ex addetti alla vigilanza, personale ispettivo che da decenni svolge lo stesso lavoro degli ispettori, attualmente sono sotto utilizzati, non per loro volontà ma per scelte derivanti dall’accorso tra Amministrazione e sindacati firmatari del contratto integrativo, rispetto alle loro capacità professionali, con tutto quello che ne consegue per la mancata vigilanza sulla tutela dei diritti dei lavoratori, considerato che di fatto ci sono circa 450 ispettori in meno sul territorio nazionale.


Per quanto suddetto riteniamo che il nuovo ordinamento professionale debba dare risposte concrete e immediate innanzitutto a tutti quei lavoratori appena rappresentati, introducendo meccanismi idonei a dare dignità al lavoro da essi svolto.


La proposta presentataci dall’ARAN non va assolutamente in questa direzione.
Tutto l’impianto relativo all’ordinamento professionale si impernia sul concetto di FLESSIBILITA’,  che rappresenta la negazione assoluta del diritto alla progressione ed alla crescita professionale, mentre invece rappresenta la mortificazione di quella dignità che noi lavoratori non vogliamo assolutamente perdere.

Tutto l’impianto di conseguenza è modellato su tecnicismi idonei a determinare più flessibilità nella pubblica amministrazione che da anni viene modellata in modo tale da renderla più funzionale alle esigenze delle imprese anziché  dei cittadini, con tutto quello che ne consegue per l’ulteriore arretramento sul piano dei diritti che scaturisce dalla definizione di questo ordinamento professionale.

Vengono utilizzati termini e modalità procedurali volti a mistificare la realtà che inevitabilmente daranno adito ad una vertenzialità diffusa all’interno delle amministrazioni, considerato che, come previsto nell’impianto ordinamentale, il personale è tenuto a svolgere mansioni equivalenti all’interno dell’area e le attività complementari relative al profilo di appartenenza.

Inoltre, - i profili possono accorpare le mansioni precedentemente articolate sulle diverse posizioni economiche di ciascuna area – quindi, diciamo noi, le posizioni economiche precedenti contenevano comunque dei requisiti professionali e non è accettabile che con il nuovo ordinamento professionale i lavoratori debbano subire un arretramento rispetto all’inquadramento professionale, considerato, come è scritto chiaramente: “BISOGNA EVITARE che il personale appartenente ad una posizione giuridica -economica inferiore venga inquadrata in una posizione retributiva più elevata e che la trasposizione nel nuovo inquadramento dovrà avvenire necessariamente nella fascia retributiva corrispondente.

Nonostante ciò, a dimostrazione che l’obiettivo di questo ordinamento professionale è una maggiore flessibilità a costi invariati, non è prevista, come dovrebbe secondo la suddetta logica, una indennità di area. Costi invece sono previsti per remunerare posizioni organizzative funzionali all’amministrazione, sottopagati rispetto ai dirigenti, ma retribuiti con i soldi di quel FUA che deve sopperire alla mancanza di soldi freschi per gestire un qualsiasi ordinamento professionale.


Pertanto, non condividiamo questo ordinamento professionale che rappresenta un arretramento sul piano dei diritti e riteniamo che prioritariamente bisogna sanare le situazioni sopra descritte prevedendo un passaggio di livello per il riconoscimento del lavoro svolto per quei lavoratori dei ministeri, che sono oltre 120.000, esclusi dai precedenti percorsi di riqualificazione e che costantemente hanno svolto e svolgono mansioni ascrivibili al livello superiore.

Così come bisogna prevedere lo svuotamento dell’area A per decine di miglia di lavoratori che per decenni hanno svolto mansioni inquadrate nell’area B considerata il blocco ormai decennale delle assunzioni e l’aumento inevitabile dei carichi di lavoro.